Big Data Revolution?
aula II, Villa Mirafiori, via Carlo Fea 2, Roma, 18 January 2017
Big Data Revolution? (in Italian)
aula II, Villa Mirafiori, via Carlo Fea 2, Roma, 18 January 2017 – 11:00-13:00
chair Sergio Caprara (Roma Sapienza)
11:05-11:15 opening Emiliano Ippoliti and Sergio Caprara Roma Sapienza
11:15-11:45 Pietro Greco (direttore Scienza & Società)
11:45-12:15. Angelo Vulpiani (Roma Sapienza – Fisica)
12:15-12:30. Break
12:30-13:00 debate
Descrizione
“E’ il momento di chiedere: che cosa può imparare la scienza da Google?”
Questa domanda posta da Anderson nel suo ormai celebre articolo The end of theory: the data deluge makes the scientific method obsolete riassume la ‘filosofia’ della cosiddetta Big Data revolution. L’idea che la nuova disponibilità di enormi quantità di dati, insieme agli strumenti per processarli, offra un nuovo modo di concepire il mondo, quello per cui saremo in grado di analizzare i dati senza ipotesi su ciò che potrebbero mostrare. Mettiamo i numeri nel computer e lasciamo che algoritmi statistici trovino il modello che li spieghi. Siamo davvero di fronte alla fine della teoria? Angelo Vulpiani e Pietro Greco discuteranno questa domanda e le risposte che sensatamente possono essere avanzate.
Angelo Vulpiani (Roma Sapienza, Fisica)
“Secondo alcuni con la grande mole di informazioni attualmente disponibili (i Big Data) saremmo di fronte ad una nuova rivoluzione scientifica. Il guru informatico Chris Anderson è arrivato a sostenere che ormai “la grande quantità di dati a disposizione rende il metodo scientifico obsoleto... i petabyte ci consentono di dire la correlazione e' sufficiente, possiamo smettere di cercare modelli". E` opportuno non esagerare l’importanza dei Big Data, che, almeno nell’ambito della ricerca, non sembrano aver avuto finora un impatto sostanziale”
Pietro Greco (direttore rivista ‘Scienza & Società’)
“I Big Data sono una novità emergente in ambito scientifico. Bisogna però distinguere i fatti dall’ideologia. È un fatto che in molti ambiti scientifici il possesso e la gestione di una “grande quantità di dati” è già un problema attuale. Nel 2010, per esempio, l’EBI, l’European Bioinformatics Institute, ha iniziato a gestire una quantità di dati biologici pari a 200 volte quelli contenuti nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, una delle più grandi del mondo. Questi dati possono essere utili alla ricerca biomedica. È, invece, pura ideologia affermare, come fanno alcuni, che la vecchia scienza basata su “certe dimostrazioni” e “sensate esperienze” può essere mandata in soffitta e che ora la produzione di nuove conoscenze avverrà per via induttiva attraverso algoritmi capaci di cercare gli aghi delle regolarità e delle leggi nel gran pagliaio dei dati.”